martedì 10 settembre 2013

La Storia - LUTZ PFANNENSTIEL, cittadino del mondo

C'è chi scrive la storia del calcio con giocate incredibili e gol fantastici; c'è chi scrive la storia del calcio con innumerevoli vittorie; c'è chi scrive la storia del calcio diventando la leggenda di una squadra e chi sceglie un modo tutto suo per farsi ricordare. Ecco, Lutz Pfannenstiel rientra nell'ultima categoria.
L'ex portiere tedesco, ora osservatore per l'Hoffenheim, detiene un record molto particolare: ha giocato per 25 squadre diverse nella sua carriera, calcando i campi di calcio dei cinque continenti.



Il suo cursus honorum nel mondo del pallone comincia come meglio non si potrebbe: Lutz, classe 1973, viene convocato per difendere i pali della nazionale tedesca under 17, quando ancora minorenne gioca nel Vilshofen, team della Bayernliga (campionato regionale della Baviera). Il Bayern Monaco, da sempre attento ai giovani talenti, lo tiene d'occhio dopo averlo coltivato nella propria cantera, in compartecipazione con il Monaco 1860; anche quando, nell'estate 1991, è il Bad Kötzting ad assicurarsi le prestazione del 18enne. Per lui, nativo di Zwiesel, la strada non è lunga: lungo il confine ceco si esprime ad ottimi livelli - nonostante la giovane età - cominciando a manifestare una certa tendenza al nomadismo che lo spingerà a questo suo strano record.
Dopo due anni di permanenza, il Bayern tenta l'affondo decisivo con il giocatore: difficile dire di no ad una società come quella, per un giovane portiere bavarese; eppure Pfannenstiel stupisce tutti declinando gentilmente l'offerta e preparandosi per il primo grande passo. La sua scelta ricade sulla Malesia e a 20 anni appena compiuti sbarca in Oriente, tra le fila del Penang FA, uno dei club più famosi dell'intera penisola.
L'avventura nel Sud Est asiatico sembra destinata a concludersi presto: in un anno il club rischia la bancarotta e la retrocessione e per Lutz è già tempo di fare ritorno in Europa. Per sua fortuna, le ottime partite giocate in Germania solo un anno e mezzo prima non sono state dimenticate e dopo vari contatti con molti club, si accasa in Inghilterra, nel Buckinghamshire e più precisamente a Milton Keynes. Con gli MK Dons - all'epoca, Wimbledon FC - dimostra di non aver disimparato nulla sul campo, ma ancora tante avventure lo attendono. Durante un allenamento in un parco col suo club, viene derubato dei vestiti e delle scarpe e viene costretto a tornare a casa nudo, durante il mese di novembre, correndo per tre miglia tra la folla che frequenta abitualmente i giardini pubblici. "Ora è divertente, allora non lo è stato affatto", racconta oggi Lutz.

Forse anche questo avvenimento spinge il portiere a cambiare squadra; stranamente scegliendo di rimanere ancora in Inghilterra. Il suo nuovo club è il Nottingham Forest, gloriosa squadra che annovera anche una Coppa dei Campioni nella sua bacheca; società che non crede troppo in lui e lo presta per un anno ai belgi del Sint - Truiden. In Belgio l'ambientamento è difficile e le possibilità di giocare pochissime; il secondo semestre della stagione viene quindi speso con l'Ħamrun Spartans FC, nel campionato maltese. Risultato: 4 apparizioni.
La stagione successiva, 1996-1997 per chi avesse perso il conto (e vi assicuro che è molto facile), va alla conquista del terzo continente per due soli mesi: sono i sudafricani degli Orlando Pirates la sua nuova squadra, con i quali trova la continuità di prestazione che da un po' mancavano.
Quando torna a Nottingham, viene informato che verrà mandato ancora in prestito fino alla naturale scadenza del contratto. E' lo stesso estremo difensore a cercarsi una squadra di suo gradimento e vista la fallimentare spedizione asiatica di qualche anno prima, Lutz ci riprova: viene tesserato per tre mesi (gennaio - aprile 1997) dal Sembawang Rangers, Singapore. "Aiuta" i neroverdi a conquistare l'ottavo posto nella S.League nata l'anno prima e torna in Europa, con l'obiettivo di una nuova squadra che voglia accoglierlo, nonostante sia legato per ancora un anno ai britannici.

Lutz, ormai riconosciuto zingaro del calcio, vola a nord, nella fredda Finlandia e accetta l'offerta del TPV Tampere, squadra in discesa libera dopo il titolo conquistato nel 1994. Ad ottobre la sua esperienza con la terza città più popolosa della Finlandia finisce e il prestito viene esteso ad un'altra società finnica: l'FC Haka, uno dei più prestigiosi club del Paese. Con i bianconeri, però, non disputerà neanche una partita e verrà girato al PK Isalmi, all'età di 24 anni.
Rientrato nella contea del Nottinghamshire, riesce a scendere in campo per 8 volte con i Reds, prima di essere ceduto definitivamente al Wacker Burghausen, terza divisone tedesca. La sua seconda esperienza tedesca, manco a dirlo, dura la miseria di due mesi: Lutz sente ancora l'esigenza di emigrare e, ancora una volta, a Singapore. Quello che il tedesco non sa, però, è che si aprirà una stagione piena di...sorprese.

A marzo 1999 approda nel Geylang International, Singapore appunto. All'inizio le cose vanno bene, Lutz racconta che in termini di performances fu probabilmente la miglior stagione della sua carriera e proprio le belle parate lo spinsero incredibilmente in Tribunale. Fu accusato di aver scommesso sulle partite in collaborazione con i bookmakers, vincendole troppo facilmente anche grazie ai suoi interventi e, senza mezza prova, venne arrestato e portato in prigione, dove vi rimase per 101 lunghissimi giorni. Le prigioni del sud est asiatico non sono facilmente immaginabili, il grado di durezza è esponenzialmente superiore alle nostre e in più di tre mesi di prigionia, il portiere medita anche il suicidio. Poi, la bella sorpresa: non viene trovato neanche un indizio che possa far pensare a una combine di partite e Lutz - che nel frattempo era stato ovviamente allontanato dalla squadra - viene scarcerato per buona condotta. "Il periodo più triste della mia vita, ma che mi ha aiutato ad essere una persona migliore", confessa dopo anni il tedesco.

Il portiere bavarese, nonostante tutto, non vuole lasciare il calcio (non dimentichiamo che, nel 2001, ha solo 27 anni) e parte alla scoperta del quarto continente calcistico: l'Oceania. Si ritrova a difendere i pali di una squadra neozelandese, il Dunedin Technical, composta da semi-professionisti con la passione del calcio - cosa rara, a quelle latitudini. Anche in questo caso, le esperienze estreme non mancano: lo stesso Pfannenstiel racconta di quando 'rapisce' un pinguino e lo porta nel bagno di casa sua, prima di rimetterlo in libertà o di quando, riconoscendo il ladro grazie alla maglietta rubata proprio al portiere si fa riconsegnare la casacca con il resto della refurtiva (2500 dollari e una Playstation).
A giugno viene ceduto in prestito al Bradford Park Avenue (Inghilterra) e qui, come se non bastasse, la favola di Lutz rischia di giungere davvero al capolinea: a Santo Stefano, al 30' minuto del primo tempo, è protagonista di uno scontro durissimo con un avversario, che gli provoca un collasso a livello polmonare; il suo cuore smette di battere e per tre volte viene dichiarato morto sul campo, ma i piani di Lutz sono ben diversi. C'è ancora un continente da esplorare e la voglia di vivere dell'estremo difensore lo fa lottare contro la morte; racconterà di ricordarsi solamente di essersi svegliato, tre ore dopo la partita, su un letto d'ospedale.

Il passaggio all'Huddersfield Town (Inghilterra)e all'ASV Cham (Germania) non fanno più notizia, così come il trasferimento in Norvegia, tra le fila del Baerum SK. Svincolatosi a metà del 2004, approda in Nord America e precisamente in Canada, dove veste la maglia dei Calgary Mustangs, ritornando durante la pausa del campionato a giocare in Nuova Zelanda, questa volta con il Southern United. Il quinto ed ultimo continente è suo.
Nel luglio del 2006 è ancora senza squadra, ma a Lutz basta poco per trovarla: accordo con Vllaznia Shkoder, in Albania, e contratto di un anno. Al termine dell'avventura albanese, è l'Armenia ad avere la fortuna di 'ospitare' un giocatore che viene ormai preceduto dalla sua fama di giramondo. Con il Bentonit Ijevan rimane solo per il mese di agosto, raccontando di aver trovato stadi talmente freddi che era impossibile farsi la doccia a causa del congelamento dei tubi.
Il ritorno in Canada, con il Vancouver Whitecaps, è solo il preludio alle ultime grandi imprese della sua vita calcistica e non.

A gennaio 2008 si accorda con i brasiliani del Clube Atlético Hermann Aichinger, con il quale riesce a giocare anche nel leggendario Maracanà. Il ritorno in Norvegia, con le maglie di Flekkeroy e Manglerud Star, è la penultima tappa dell'incredibile storia di Lutz, che si svolge in Namibia. In Africa, tra le fila dei Ramblers, ricopre il ruolo di calciatore, allenatore dei portieri e direttore tecnico, fino al ritiro avvenuto a luglio 2007, a 34 anni e dopo la bellezza di 25 squadre e 5 continenti.
Oggi Lutz è osservatore dell'Hoffenheim: chi meglio di lui può girare il mondo alla ricerca di nuovi talenti?

Nessun commento:

Posta un commento